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lunedì 17 maggio 2010

Procura di Roma -

Appalti per l’eolico in Sardegna
Indagato il governatore Pdl

Cappellacci intercettato con Verdini e Flavio Carboni.
Dal presidente della Regione una nomina sospetta

Procura di Roma -

Appalti per l’eolico in Sardegna
Indagato il governatore Pdl

Cappellacci intercettato con Verdini e Flavio Carboni.
Dal presidente della Regione una nomina sospetta

ROMA— Anche il governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci, è indagato nell’inchiesta della Procura di Roma sulla presunta corruzione per l’aggiudicazione degli appalti dell’energia eolica sull’isola. La stessa per cui sono inquisiti uno dei tre coordinatori nazionali del Popolo della Libertà, Denis Verdini, l’imprenditore già coinvolto in numerose vicende giudiziarie (l’ultima l’omicidio del banchiere Roberto Calvi, da cui è stato assolto pochi giorni fa anche in appello) Flavio Carboni, l’ex assessore provinciale Pinello Cossu e altre persone.

Il nome di Cappellacci — figlio di Giuseppe, il commercialista di Silvio Berlusconi per i suoi affari in Sardegna, vincitore delle elezioni dello scorso anno a capo della coalizione di centrodestra — è contenuto in diverse intercettazioni telefoniche tra Carboni, Verdini e altri personaggi, e il governatore s’è lamentato della «deprecabile bufera mediatica» suscitata dai giornali che hanno dato conto di quei colloqui. Poi ha ammesso, in alcune interviste, di aver incontrato Carboni a casa di Verdini, capo del suo partito, e di aver parlato di energie alternative; spiegando però che non c’era spazio per gli interventi immaginati dall’imprenditore. Ma secondo la Procura di Roma e i carabinieri che si occupano dell’indagine, le cose stanno diversamente.

Ugo Cappellacci (Eidon)

Il principale interesse di Carboni, nel 2009, era la nomina del suo amico Ignazio Farris (oggi anche lui indagato) a direttore generale dell’Arpas, l’Azienda regionale per la protezione dell’ambiente in Sardegna, di competenza della Giunta regionale. «Se non danno quell’incarico a Farris io non organizzo nulla» sarebbe il tenore delle frasi rivolte da Carboni a Verdini e ad altri interlocutori nelle conversazione intercettate. Della scelta da compiere, lo stesso Carboni avrebbe discusso proprio con Cappellacci a casa di Verdini, e il risultato è stata la nomina di Farris al vertice dell’Arpas. Sbloccata la situazione, l’imprenditore (passato alle cronache come «faccendiere», definizione che non ama) avrebbe dato seguito all’operazione: la raccolta di fondi per alcuni milioni di euro presso i titolari di imprese interessate agli appalti dell’energia eolica, transitati sulla banca di cui è presidente lo stesso Verdini, il Credito cooperativo fiorentino. Parte di quelle somme è poi passata sui conti della società Ste, editrice del Giornale della Toscana, a sua volta riferibile a Verdini.

Secondo gli inquirenti il transito sui conti della banca di Verdini doveva servire a mescolare le tracce del denaro e distribuire i soldi a chi doveva «oliare» i meccanismi dei successivi appalti. Compresi Verdini e Carboni. Che hanno già smentito qualunque ipotesi di malaffare, come pure ha fatto Cappellacci prima ancora di sapere che anche lui era indagato. «Sull’eolico le posizioni della Giunta sono chiarissime: no deciso alle pale off-shore e gestione diretta degli impianti a terra da parte della Regione, proprio per evitare i pericoli paventati», ha spiegato il governatore. Ma l’esclusione degli impianti off-shore è arrivata solo nel mese di marzo, e gli investigatori ritengono sospetta la coincidenza tra questa decisione e la notizia di altre inchieste giudiziarie che coinvolgono l’onorevole Verdini, sempre per corruzione.

Gli accertamenti dei carabinieri proseguono con l’analisi dei documenti acquisiti nella banca fiorentina e negli uffici della Regione Sardegna. Ma gli appalti per l’energia eolica costituiscono solo uno dei capitoli dell’indagine, che riguarda anche altre attività di un presunto «gruppo di intervento» che mirava a condizionare e pilotare diverse vicende, attraverso contatti ad alto livello nel mondo politico, giudiziario ed imprenditoriale. Tra gli intercettati durante le conversazioni con Flavio Carboni c’è pure un altro importante esponente del Pdl, il senatore Marcello Dell’Utri, già condannato a nove anni di carcere per concorso in associazione mafiosa e in attesa del giudizio d’appello.

Giovanni Bianconi
15 maggio 2010

Capaccetta-cruzzolin corriere della sera

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