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lunedì 17 maggio 2010

Concia, nuovi imprenditori indagati

Pagata l’Agenzia delle entrate per evitare i controlli Perquisite aziende vicentine. L'accusa è corruzione

VICENZA - Fa un passo avanti l’inchiesta sulle conce del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Vicenza. Le fiamme gialle, nell’ultima settimana, hanno perquisito alcune note aziende, del settore conciario e non solo, nell’ambito del filone di indagine che riguarda la corruzione - concussione. Secondo l’ipotesi d’accusa gli imprenditori, a cui è stato notificato l’avviso di garanzia con l’accusa di corruzione, avrebbero pagato generose mazzette all’Agenzia delle Entrate, già finita nell’inchiesta, per eludere o ammorbidire i controlli. I finanzieri hanno acquisito documenti e file utili agli accertamenti al gruppo «La Veneta» di Franco Piran a cui vengono contestati tre episodi nel 2008: avrebbe pagato, secondo l’ipotesi d’accusa della procura vicentina, tangenti tra i 10 mila e i 15 mila euro, in tre diverse occasioni, ai funzionari dell’Agenzia delle Entrate per chiudere un occhio, o forse anche due, su una verifica che era già in corso nel gruppo. Destinatari delle mazzette, sono stati l’ex dirigente dell’Agenzia 2 Roberto Soraci e i funzionari Roberto Segantini e Claudio Dal Monte, tutti finiti nell’indagine sulla corruzione dell’inchiesta Dirty Leather. Avrebbero oliato i funzionari - che ascoltati dai finanzieri e dal pm Marco Peraro avevano ammesso alcuni episodi - anche i Conterno, della Marmo Favorita Spa di Lonigo.

In una sola occasione però, a quanto sembra. L’ipotesi d’accusa è quella di corruzione. Ma sembra che non siano le uniche imprese che hanno ricevuto la visita dei finanzieri. Sembra possa esserci anche il coinvolgimento che di un grossa impresa di costruzioni e di un altro importante gruppo nel settore della concia. L’inchiesta Dirty Leather (pelle sporca) non solo aveva smascherato un sistema consolidato di frodi e false fatturazioni che coinvolgeva una buona fetta delle imprese del distretto di Arzignano,maaveva appurato come questa economia di carta fosse stata coperta da un giro di mazzette che, a seconda dei casi, servivano ad oliare l’ex comandante della guardia di finanza di Arzignano Luigi Giovine, che in cambio prometteva protezione da possibili verifiche dei colleghi, ma anche dell’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima è finita nel vortice dell’indagine sulle conce dopo l’interrogatorio del faccendiere Andrea Ghiotto e del consulente Marcello Sedda. Con il coinvolgimento dell’ente di controllo la maxi indagine coordinata dal procuratore capo Ivano Nelson Salvarani e dal sostituto procuratore Marco Peraro aveva subito un effetto domino. Non solo aziende conciarie, ma realtà merceologiche ed economiche dei più svariati settori, potenzialmente avrebbero potuto aver messo mano al conto per coprire qualche conto. Sospetti che sembrano aver trovato conferma, almeno in ipotesi d’accusa, e che si sono allargati a macchia d’olio anche sugli studi commercialisti. Secondo gli elementi emersi durante i numerosi interrogatori, erano i professionisti a fare da tramite tra funzionari infedeli e gli imprenditori che avevano bisogno di coprire le irregolarità, a volte anche nell’ordine di diversi milioni.

Dal Corriere della sera il 13 maggio 2010

Marco Ambrosi

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